La quarta giornata del festival di Cannes tra cinema d'autore e star da Oscar - Cultura & Spettacoli

La quarta giornata del festival di Cannes tra cinema d’autore e star da Oscar – Cultura & Spettacoli


La quarta giornata del festival di Cannes tra cinema d’autore e star da Oscar. ANNE HATHAWAY ha presentato Armageddon Time di James Gray, mentre MARION COTILLARD in tarda serata sale la Montée des Marches per Frere et Soeur, il dramma di Arnaud Desplechin in concorso.

Nel pomeriggio TILDA SWINTON (capigliatura estrema tutta rasata lasciando una folta cresta in cima) e Idris Elba hanno fatto il tappeto rosso accompagnando il film fuori concorso Three Thousand Years of longing di George Miller, il post Mad Max a sette anni di distanza da Mad Max Fury Road che fu presentato sempre a Cannes con ovazioni. L’epica saga fantasy è incentrata su un’accademica, la dottoressa Alithea Binnie (interpretata da Tilda Swinton), che vive la propria vita aggrappata alla logica. Tutto cambia quando, durante una conferenza a Istanbul, incontra Idris Elba, che interpreta la creatura magica Djinn, uno spirito soprannaturale che le offre tre desideri in cambio della sua libertà. Miller, tra l’altro, sta già lavorando al nuovo film, Mad Max Furiosa, prequel di Fury Road interpretato dalla regina degli scacchi Anya Taylor-Joy.

“Fortunatamente ho una vita più noiosa dei miei personaggi!” ha detto Arnaud Desplechin che mette anche questa volta al centro la famiglia e i suoi traumi, raccontando l’odio totale infinito tra Alice (Marion Cotillard), famosa attrice di teatro e suo fratello Louis (Melvil Poupaud), uno scrittore affermato. I due provano sentimenti da incubo: “Alla fine del film, dovevo dire a Melvil che lo amavo moltissimo, e che la distanza e la freddezza che ho saputo mettere erano qualcosa di necessario solo per il film”, ha precisato Cotillard, premio Oscar per La vie en rose in cui interpretava Piaf.

In concorso è passato oggi anche BOY FROM HEAVEN, quarto lungometraggio del regista svedese di origine egiziana Tarik Saleh, un thriller politico ambientato al Cairo all’Universita’ di Al-Azhar, ovvero nel centro del potere dell’Islam sunnita, nella scuola di pensiero più ortodossa. E fuori concorso si è visto (uscirà anche in Italia con I Wonder) MI PAIS IMAGINARIO di Patricio Guzman, il racconto dal grande documentarista cileno della rivolta di Santiago del Cile del 2019, “per la prima volta non politica, non ideologica” che sta cambiando il suo paese per favorire democrazia e giustizia sociale, una rivolta con le immagini della manifestazione da 1 milione di persone, la più grande della storia del Cile, la cui anima sono le donne “che rappresentano la collera di questo paese”.

JAMES GRAY il regista di Armageddon Time, nel raccontare le esperienze formative, nella New York 1980 di Ronald Reagan, ha finito per parlare anche dell’attualità e del cinema dominato dai sequel. “Il mercato è Dio”, ha detto. “Il punto dovrebbe essere quello di ispirare la creatività. Invece, quello che diciamo è “Questo è un buon franchise”. Pensavamo ai franchise delle catene come McDonald’s e Burger King. Adesso è il cinema. Spetta a noi artisti parlare di ciò che non va per cambiare le cose”, si è accalorato il regista newyorkese. La sua protagonista, il premio Oscar Anne Hathaway che interpreta una madre ebrea di origine ucraina, ha raccontato la fonte della sua ispirazione. “Mia suocera ha ispirato i momenti più belli del mio personaggio. Era semplicemente la più grande madre ebrea che abbia mai visto – ha detto l’attrice, sposata con l’attore Adam Shulman da cui ha avuto due figli, l’ultimo di due anni e mezzo – ha vissuto la vita delle famiglie a basso reddito in quell’epoca. Io ho cercato di fare una cosa: catturare la profondità di quell’amore e quella connessione e onestamente non cercherò nemmeno di esprimerlo a parole perché è oltre ed è per questo che sono così grata al cinema perché ti permette di dire cose senza parole”.

Infine SCIUSCIÀ, un restauro da Oscar è sbarcato oggi sulla Croisette per Cannes Classics, realizzato dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con The Film Foundation di Martin Scorsese. Alla proiezione ha partecipato William Paolo Tamburella, il nipote del produttore, con la statuetta dell’Oscar vinto nel 1947, primo film nella storia dell’Academy a vincere il premio per il Miglior film straniero. 
   





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